Wilde Macneil |
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| Si. Era Wilde Macneil quello seduto su una panchina del chiosco con una margherita in mano. Margherita? -M'ama, non m'ama, m'ama... Continuava da cinque minuti buoni. Dio, quanto faceva pena. Lui, l'esteta di professione e puttaniere per diletto, si era fatto fregare. Non che lei avesse fatto molto per fregarlo. Cioè, era bastato davvero poco. Ma solo perchè era lei. Sei ridicolo, fratello! Ora posso affermare con certezza che non sei per nulla etero. Mezzofinocchioncello mio! Taci Pete! Tu non capisci, io non so che diavolo devo fare! Dunque, continuava, con la sua faccia da emerito imbecille, a strappare piccoli petali bianchi e lasciarli cadere sulla giacca nera che profumava ancora di lei. Le iridi cerulee si alzavano di tanto in tanto, giusto per buttare un occhio e vedere chi passava. No, sapete com'è...aveva una certa reputazione il giovincello. Se...come no. La sua copia spiccicata aveva così tanto da parlare e sbeffeggiare. Insomma, era andato fino in fondo con Val...sapete che intendo. Eppure, non si era reso conto che il fratellaccio che soprannominava poco etero (no, proprio mezzofinocchio. Non ti imbellire i soprannomi! [cit Pete]), era riuscita a sottrargli qualcosa di davvero importante per lui. Ma che andate a pensare. Le figh...ragazze dei fratelli non si toccano. E' una specie di codice d'onore. Soprattutto tra gemelli... Oh, non la fare tanto lunga. Dì che cazzo mi hai fottuto! Taci lurido villico! Ti ho sottratto una canna! E quando cazz... Beh, i sottili eufemismi del clone ve li lasciamo immaginare. Insomma, forse era meglio accendere quella piuttosto che continuare con quell'insulsa scena patetica. Aveva ragione il burino quando diceva che si stava infrocettando.
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